Nome in dialetto: pegnèute

Nome tecnico: pignatta

Descrizione: pentola di terracotta di forma panciuta con fondo piatto e alto collo munito di uno o due manici anch’essi di terracotta (20×10 cm. c.a). Attestata in dimensioni più ridotte con la denominazione di pegnatìdde, la pignatta è completamente smaltata all’interno per assicurarne l’impermeabilità e solo parzialmente all’esterno.

Uso: trova largo impiego per la cottura di legumi.

È il simbolo del focolare domestico, icona di una civiltà contadina che si nutre dei frutti della terra e che dalla terra trae non solo nutrimento, ma anche i cardini del proprio credo esistenziale. La pignatta è sostanza e profumo. È la sostanza di una comunità che attinge le sue risorse dal duro lavoro nei campi. È il profumo che si sprigiona nel tardo pomeriggio d’inverno quando, al rientro dalla raccolta delle olive, la seduzione olfattiva della fagiolata nella pignatta saluta il contadino di ritorno dagli uliveti.

Proverbi e modi di dire

U addàure de la pegnèute u sèupe la checchièure (Il profumo della pignatta lo conosce il cucchiaio).

Il proverbio attinge al lessico specialistico del corredo domestico per chiarire che le problematiche di un nucleo familiare o di un qualsiasi sistema comunitario possono essere conosciute a fondo solo da chi ne è parte integrante.

A cècere a cècere se jègne la pegnèute (A cece a cece si riempie la pignatta).

Il modo di dire è ispirato alla sapienza culinaria che abbina ai ceci la cottura nella pignatta. Diventa anche metafora di un’azione graduale e metodica che consente il conseguimento degli obiettivi prefissati.

Nge chendèute re fèufe jnde a la pegnèute (Le ha contato le fave nella pignatta).

È il detto-denuncia a carico di un uomo avaro che, in virtù di una incancrenita spilorceria, lascia pochi spazi di libertà e di gestione domestica alla sua donna. La sua opprimente azione di controllo investe persino la dimensione, tutta femminile, della cucina e della cottura delle fave.

Tra le leguminose, la fava è la protagonista della tavola contadina: è gustata nella versione delle fave crapièute, cotte senza togliere il nasello, e cattescèute, ridotte a poltiglia col cucchiaio di legno perché poco cottoie. E sono consigliate dalla demoiatria alle neomamme perché favorirebbero la produzione di latte, sicché molti neonati sono allattati – si diceva – cu làtte de re fèufe.

Je na pegnèute (È una pignatta)

È l’epiteto poco gradito, affibbiato ad una donna dalle rotondità generose nei punti sbagliati. Il noto contenitore in terracotta dalla forma arrotondata nella parte inferiore metaforizza qui una donna non slanciata e con i fianchi piuttosto larghi.

Curiosità

Il gioco della pignatta è un evento ludico-ricreativo tipico del periodo postcarnascialesco. L’appuntamento, fissato per la prima domenica di Quaresima, coinvolge uomini e donne perché prevede una pignatta per gli uni ed una per le altre. L’evento consiste nel creare una pignatta di cartapesta ricolma di coriandoli, stelle filanti, ceci e dolciumi. A volte, per la sorpresa degli invitati, la pignatta può contenere un coniglio o persino un volatile. Sta poi alla destrezza del più abile colpire, a occhi bendati, la pignatta con un bastone. A questo punto è assicurata una pioggia di dolciumi, biscotti e cioccolatini!

 

La pignatta ed altri testimoni della ‘Memoria’ vi aspettano al museo in via Santi Medici 7. (per informazioni e appuntamenti: tel. 080/3745206, mail: info@centroricerchebitonto.com, web: www.centroricerchebitonto.com)

 

Carmela Minenna