Torre
Foto di Pasquale Fallacara
L’epilogo -più che prevedibile- della copertura di quanto emerso dai lavori per la riqualificazione di piazza XX Settembre a Bitonto non è di sicuro una buona notizia. Il Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto però vuole cogliere nell’epilogo anche un apologo, un piccolo ma importante insegnamento, di certo amaro. Sarebbe stato di sicuro meglio studiare -già preventivamente, perché è questo il punto dirimente di questo e di altri casi- tutte le possibilità per cui la torre potesse essere consegnata al civico godimento visivo ed estetico, così come ci auguriamo che qualcosa di stabile possa esser lì lasciato a testimonianza di un passato che non potrà non interrogarci.
Un pannello, una iscrizione, almeno, così da non ripetere quanto tristemente accaduto in altri episodi, quando non è rimasta una traccia visibile direttamente sui luoghi interessati da lavori e scavi. La torre apparteneva ed appartiene, però, al già -arbitrariamente, può darsi- nascosto, al sotterrato, poi riapparso ed ora di nuovo chiuso, chiuso a tutti. Ma quanto abbiamo di già ’emergente’, perché ’emerge’ dal passato e poi costituisce ‘un’emergenza’ di recupero, cura e tutela?
La fortificazione bitontina storica, tra l’altro, non si esaurisce certo lì. E la torre normanna, appena lì vicino, in stato critico? Così come più che vicino, sulla stessa piazza, è il convento di Sant’Agostino. E le chiese del centro storico, da San Giovanni alle Mura a San Paolo a Sant’Andrea? E le strutture architettoniche del vasto agro bitontino?

Come si vede, tante e diverse le realtà che meritano attenzione costante e non episodica o solo ’emotiva’. Proprio qualche settimana fa siamo duramente intervenuti sul caso di Torre Ranocchia. Ma su tutte queste faccende -a partire dalla stessa evenienza oggetto di queste nostre parole- urge una politica culturale di setaccio del territorio, urbano e non urbano, così da prevenire determinate conseguenze. Il punto è che dovremmo pensare con indignazione non solo a quel che ora si copre o ricopre ma a quel che rischia di crollare o di finire malamente nell’incuria. Questa vicenda ci insegna principalmente questo. La storia nascosta non è solo quella celata ma è -forse soprattutto- quella dimenticata, anche quando tutti possiamo apparentemente vederla sotto i nostri occhi, in realtà ignorandola.
Non possiamo pensare alla storia solo dopo che crolla o la si sotterra. Dove siamo tutti prima?