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Epigrafe ‘Degni’, la storia scolpita sulla pietra riemerge dall’oblio. Prime ipotesi sulla lastra

di Carmela Minenna, vicepresidente del Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto Fresca di pubblicazione, abbiamo accolto la notizia del recente rinvenimento di una lastra epigrafica risalente al 1832. Una pura casualità ha consentito di recuperare alla memoria la figura di Giovanni Degni. Forse per l’incuria o l’ignoranza di qualche sprovveduto, ha rischiato di essere risucchiato definitivamente dal buio dell’oblio, un padre di famiglia, un uomo di legge, un benefattore, un cittadino benemerito della città di Bitonto. Giovanni Degni, infatti, ha rivestito la carica di sindaco nel 1791; è stato cancelliere vicario nel circondario di Bitonto, ha fatto parte nel 1794 della Commissione di lavori per il processo di beatificazione (ancora in fase iniziale!) del vescovo Filippo Massarenghi (1686-1688).  Convolato a nozze con Cecilia Cioffrese, ha avuto ben sei figli: Antonio (1796), Marco (1798), Emanuele (1799), Francesco Paolo (1801) e altri due omonimi (1802 e 1803), committenti della lastra epigrafica. Ma se la documentazione archivistica restituisce i tasselli biografici del destinatario, più ardua è la ricostruzione del percorso di genesi, allocazione, fruizione, e smarrimento della lastra. Qualche ipotesi. Non altro si può avanzare. Trattasi di una epigrafe funeraria commissionata in ambito familiare nel 1832. I tempi non sono ancora maturi per la costruzione del cimitero comunale di Bitonto che vede erigere le prime cappelle agli anni quaranta del XIX secolo. Per di più il testo epigrafico fa esplicito riferimento ad un gentilicium sacellum. Quale? E soprattutto dove? Proprio nei bassi del palazzo Degni, già di proprietà dei Fenice, si ergeva la chiesetta di s. Giuseppe della Buona Morte, sita in via Amedeo n.19, attigua all’arco Pinto. La chiesetta di pertinenza del palazzo Fenice, è costruita nel 1681 da Livia Fenice, ultima di detta famiglia, e suo marito Giovanni Francesco Sylos. Dopo circa quaranta anni il palazzo risulta già abitato dalla famiglia Degni nella persona di Carlo Antonio (come risulta dal catasto onciario del 1728). Dunque sarebbe verosimile ipotizzare che l’iscrizione fosse destinata a corredo della chiesetta di s.Giuseppe della Buona Morte, già di diritto patronato della famiglia Sylos-Fenice ed ampliata da Giovanni Degni con altri corpi di fabbrica attigui, e che, nella ridestinazione d’uso di tempi recenti, la lastra epigrafica abbia intrapreso la via del macero, destino ‘indegno’ dei Degni. Articolo pubblicato sul quotidiano telematico “Da Bitonto”  

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Il Centro Ricerche prende in custodia l’epigrafe ritrovata a Bitonto

Nel nome della propria sensibilità alla cura del paesaggio e del patrimonio storico e culturale, il Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto accoglie volentieri, sotto la sua custodia, l’epigrafe ritrovata, alcuni giorni fa, dai volontari della sezione cittadina dell’associazione 2hands, organizzazione non-profit guidata dalla missione di rimuovere rifiuti incivilmente abbandonati nelle campagne e nelle periferie, di sensibilizzare la popolazione locale sulla gravità di questi comportamenti e sulla necessità di avere cura di luoghi che caratterizzano il nostro bellissimo paesaggio. L’epigrafe in marmo, rinvenuta durante una delle frequenti attività, nelle immediate adiacenze della Piscina Comunale, lungo via Nicola Piacente, riporta un’iscrizione funebre in latino che onora e ricorda il defunto Giovanni Degni scomparso il 7 gennaio 1832, «dottore in diritto civile e canonico», meritevole di omaggio da parte dei figli «per il sostegno dei bisognosi e per aver combattuto la loro povertà celeberrimo, lui che, avendo gestito in modo integerrimo le pubbliche ricchezze, si distinse per singolare temperanza zelantissimo nell’educare i figli, ottimo padre di famiglia accanto alle avite case una dimora e un sacello gentilizio fece costruire, visse 73 anni 2 mesi e 4 giorni». Probabilmente a seguito di lavori di ristrutturazione non a norma, la lastra in marmo, spezzata in due parti, era stata abbandonata in quel luogo alla periferia di Bitonto «L’abbiamo trovata tra un cumulo di calcinacci e scarti edilizi, gettata lì come spazzatura», specificano i volontari. «In effetti, lascia assai interdetti il fatto che si possa abbandonare tra i rifiuti persino questo tipo di testimonianze del passato. Un fatto, dunque, più che censurabile. Grazie ai volontari per l’affidamento dell’epigrafe. Come sempre, sarà cura del sodalizio custodire con cautela ed attenzione il manufatto», dichiara Marino Pagano, presidente del Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto. «La data impressa ci ha fatto pensare a qualcosa di antico e importante – chiariscono ancora gli attivisti -, così abbiamo deciso di recuperarla e provare a scoprire la sua storia. Attraverso l’amico Pasquale Fallacara, abbiamo recuperato la targa per consegnarla al Centro Ricerche di Storia ed Arte affinché possa effettuare delle ricerche storiche per risalire all’originaria ubicazione».

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Da Bitonto
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Il Centro Ricerche torna in edicola con il Da Bitonto 2022/XII

Prosegue l’appuntamento con il mensile cittadino “Da Bitonto”, il periodico fondato quaranta anni da Franco Amendolagine, per anni anche direttore responsabile della nostra rivista Studi Bitontini. Un appuntamento, quello con il periodico mensile, avviato da diversi mesi e ormai consolidato. Nelle pagine dell’edizione attualmente in edicola, la storica dell’arte Cecilia Minenna che racconta la storia dell’istituto Maria Cristina di Savoia, maestoso complesso che si erge a ridosso della Lama Balice, ed è parte della storia della città di Bitonto e non solo. L’occasione è utile per comunicare la nostra visita nello storico edificio dedito all’aiuto verso i più deboli. Una visita con l’obiettivo di effettuare un sopralluogo nei depositi per poter visionare le tele e le fotografie degli illustri Presidenti che si sono succeduti nel tempo alla direzione dell’Istituto e tutte le tracce di storia che sono a noi pervenute. Siamo stati accolti con grande cortesia e benevolenza dal Commissario che ci ha condotto alla visita delle sale a piano terra, le uniche attualmente visibili poiché al secondo piano sono in corso lavori di ristrutturazione, accompagnati dal divertente sottofondo dei ragazzi ospiti del centro diurno per minori. La professoressa Carmela Minenna, vicepresidente del Centro, continua il suo ‘viaggio’ attraverso gli ‘Spazi della Memoria‘, il museo di civiltà contadina e delle tradizioni antropologiche locali che è sito nella sede del sodalizio, in via Santi Medici 7, nella chiesa di San Giorgio. In questo mese, ci parla del trapano da cucipiatti.

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Donati al Centro Ricerche i libri del sindacalista Giovanni Battista Todisco

È periodo di donazioni per il Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto. Donazioni culturali, libri nel nome dell’approfondimento e della ricerca. Accogliamo con grande piacere il dono degli eredi del barese Giovanni Battista Todisco, un nome forse non molto noto ad alcuni. Eppure, una personalità che ha lasciato tracce ed ha saputo amare il sapere come fonte inesauribile per soddisfare ansie e curiosità. Libri (circa 300), in questo caso, di ambito storico sociale, socialista, con particolare attenzione alla storia del movimento operaio. «Libri – fa sapere il presidente del Centro Ricerche, Marino Pagano – che valgono in quanto testimonianza storica di un impegno, con tutta la sua radice storica e culturale, di interesse oggettivo. Il Centro accetta con piacere e ringrazia profondamente la famiglia Todisco». E allora chi è stato Todisco? Lasciamo parlare sua nipote, Rossella Armenise Erede che ha contattato il Centro Ricerche perché sodalizio e ‘luogo’ ritenuto degno della donazione, casa della cultura e spazio di custodia di libri letti ed amati dal suo ispirato possessore. “Era Nino per i suoi cari e Giovanni per i suoi ‘compagni’, perito elettrotecnico per la Fiat prima e fino alla pensione per Magneti Marelli. Ha vissuto e lavorato sempre con onestà. Ha lottato in ogni momento per l’affermazione, con dignità, dei suoi ideali di giustizia per i suoi compagni e per tutti i lavoratori e per la sua Fiom-Cgil). Grande il suo impegno per la causa sulle vittime dell’amianto, tale da far concedere a tantissimi lavoratori colpiti da gravi malattie la pensione di invalidità che spettava loro di diritto. Era un grande appassionato di lettura, amava essere informato su tutto quello che riguardava il vivere e l’essere, leggeva poesie, appuntava commentando sui libri il suo pensiero. È stato un uomo generoso, con quella voglia di donare senza tornaconto così rara da sembrare irreale, non ha avuto figli ma si è dedicato anima e corpo alla famiglia contribuendo alla formazione e al sostentamento di noi nipoti fino alla fine della sua vita. Sono convinta che donare parte del suo patrimonio culturale sarebbe stato per lui motivo di grande orgoglio, quindi grazie al Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto per aver accolto la nostra richiesta“. Il grazie è decisamente del Centro Ricerche a tutta la famiglia ed agli eredi di Giovanni Todisco.

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DONATO AL CENTRO RICERCHE DI BITONTO IL PATRIMONIO LIBRARIO DI FELICE MORETTI

All’incirca 2500 libri arricchiranno il già cospicuo patrimonio librario del Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto. Si tratta della collezione dello storico medievista Felice Moretti. Fu socio, collaboratore, presidente del Centro Ricerche e direttore editoriale di Studi Bitontini. Quelli donati sono libri dal notevole interesse culturale, attinenti, in particolar modo, a medioevo, francescanesimo e storia della Puglia. Affidata al Centro Ricerche anche la scrivania personale di Felice Moretti. Una decisione presa dai figli, certi di interpretare la volontà ed i sentimenti del compianto congiunto, scomparso nel 2016.  Valido ed apprezzato storico medievista, dalla smisurata sensibilità ed attenzione per i beni culturali di interesse cittadino, sempre testimoniata da iniziative di ricerca e studi, nonché dalla stessa intensa collaborazione con il Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto. Marino Pagano, presidente del Centro Ricerche: «Felice Moretti, per il Centro Ricerche, è stato l’amico di tutti, grandissimo attivista dell’impegno culturale, uomo la cui mancanza avvertiamo costantemente. Ha aperto strade per la ricerca. Si pensi alle figure dei francescani Luca e Antonio da Bitonto, su cui tanta luce ha fatto. È stato capace di ascoltare e farsi ascoltare durante tutta la sua vita, in tre direzioni: allievo degli studiosi che lo precedevano per età e verso cui nutriva forte rispetto; a sua volta, successivamente, fonte di ispirazione per i più giovani, specie se appassionati di medioevo e ricerca storica su monachesimo, santità medievale, misticismo legato ai grandi ordini religiosi e non solo. Per gran parte della vita, infine, solerte ed affettuoso collaboratore dei suoi amici nel comune interesse verso la ricerca. Siamo assai contenti che il suo patrimonio librario sia donato alla biblioteca “De Capua” del Centro Ricerche. Un grazie immenso alla famiglia di Felice. Il gesto ha una sua grande natura anche civica, giacché da sempre a disposizione degli studiosi, dei giovani ricercatori e di tutti i cittadini è la biblioteca del Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto, come ininterrottamente sperimentiamo per le richieste che, da più parti, ci provengono. Un aspetto poi ci segna a livello anche emotivo. Sarà conservata e tenuta caramente da noi in sede, per scelta dei figli di Felice, anche la personale scrivania del nostro amico. Lo sentiremo vicino, come sempre. Grazie ancora!». I libri saranno custoditi nella biblioteca “Donato De Capua”, che già conserva al suo interno circa 8mila libri, a disposizione di studiosi, giovani ricercatori e cittadini. 

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VIVA L’AMORE MA IL SAN VALENTINO ‘BITONTINO’ NON È QUELLO DEGLI INNAMORATI

Il 14 febbraio è la festa di San Valentino di Terni (III-IV secolo), festa degli innamorati. A Bitonto abbiamo la bellissima e particolare chiesa benedettina di San Valentino ed anche l’antica cattedrale recava il nome di Valentino come santo dedicatario. Ma il nostro non è il santo umbro, piuttosto è un suo omonimo viterbese che una Passio dell’VIII secolo data allo stesso periodo del ternano (III-IV secolo). Il culto del santo viterbese, secondo la tradizione, è stato portato a Bitonto dal vescovo Guglielmo, originario della stessa terra. Ecco qualche nota storica Intorno ai primi decenni del secolo VIII ecco apparire nella storiografia locale la figura di Guglielmo da Viterbo. Serviva tale nome a giustificare la presenza della reliquia di san Valentino e la dedicazione della cattedrale a tale Santo? Ma quale cattedrale? Forse una delle edizioni di quelle più antiche rinvenute durante i lavori di scavo recenti al di sotto del livello attuale? Il culto di S. Valentino non fu comunque peregrino a Bitonto se certamente fu dedicata una chiesa ancora esistente al suo nome nel pieno Medioevo e lo stesso Capitolo cattedrale si è fregiato sempre del suo patrocinio facendolo coincidere spesso con quello dedicatario della cattedrale. Guglielmo da Viterbo avrebbe retto la diocesi bitontina sino al 735. Il De Simone mette in discussione l’esistenza del vescovo Guglielmo che, invece, è sostenuta dal Martucci il quale aggiunge che fu proprio Guglielmo a fondare la cattedrale e dedicarla a S. Valentino. La sua tesi, che sarebbe stata sostenuta dal Chronicon cassinese di Leo Ostiense, secondo il De Simone non trova conferme. Tale vescovo è ricordato nella Cronologia capitolare; in una relazione del vescovo Della Gatta del 1728 e dal Castellano è considerato come primo vescovo di Bitonto. Il succitato vescovo, anzi, nella Relatio ad limina del 1728, afferma testualmente “non extat documentum quo tempore ecclesia haec erecta fuerit in cathedralem, solum antiquae quaedam inscriptiones evincunt Cathedralem de anno 715 sub Guglielmo Viterbiensi qui primus inter antistites recensetur”. La relazione fa riferimento ad “alcune antiche iscrizioni”: “Aiunt quoque ab eodem Guilielmo, titulo Assumptionis B.V.M. dedicatam fuisse Ecclesiam Cathedralem“. Qui il tradizionale legame tra Guglielmo e san Valentino, come patrono della Cattedrale, si confonde con la dedicazione all’Assunta A margine del riferimento a Guglielmo, poniamo un interrogativo su un monogramma inciso su un concio absidale esterno della cattedrale. Il concio, attraversato da una croce, è segnato dal nome “Domino Gugliemo de Tipaldis”. Chi sia tale Guglielmo, per ora non si sa nulla, non vogliamo legarlo necessariamente a Guglielmo da Viterbo; forse un’analisi epigrafica almeno definirebbe meglio la datazione della iscrizione. I libri degli stemmi dei vescovi riportano il seguente testo: “Guglielmus Viterbiens. primus Bituntinus episcopus a quo dedicatam fuisse Eccl. S. Valentini Mart. In Oppido Apul. Bitunti, ut habetur in Cronica antiqua maior Cassinen. Ann. 715“.

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Tutte le notizie riguardanti il Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto è un’associazione culturale nata nel 1968. Da oltre cinquanta anni, si occupa della ricerca, dello studio, della tutela e della valorizzazione del patrimonio archeologico, artistico, architettonico, demoetnoantropologico, musicale e ambientale del territorio di Bitonto e non solo.

ALTRE NOTIZIE

Il nostro scopo è quello di conoscere noi stessi, di vedere come i nostri concittadini si siano espressi nella storia, quale civiltà essi abbiano apportato, come possano ancora influire su di noi o essere da stimolo per migliori conquiste.

Fu così che scrisse Stefano Milillo nell’introdurre, nel 1969, la rivista semestrale «Studi bitontini» attraverso la quale l’associazione promuove la diffusione dei risultati delle sue ricerche e dei suoi studi. La divulgazione, infatti, è tra i motivi che portarono alla nascita del sodalizio. Sin dalla nostra fondazione.

Il nostro è un compito di ricerca, di studio e, per conseguenza, di divulgazione, attraverso opportuni organi, di tutto quello che può essere utile alla conoscenza dei valori artistici e culturali che si sono affermati nel nostro territorio nel corso dei secoli

Il Centro Ricerche di Storia e Arte ha fondato e dirige la biblioteca “Donato Antonio De Capua” che raccoglie più di 4000 volumi tra storia, arte, archeologia e musica, una ricchissima fototeca e una sezione di tesi di laurea inerenti il patrimonio culturale di Bitonto. Ha costituito e allestito il nucleo del Museo della civiltà contadina e delle tradizioni popolari “Spazi della memoria” attualmente in fase di catalogazione e di sistemazione museale.

Collabora, inoltre, con altri soggetti no profit locali in attività di salvaguardia del patrimonio storico bitontino, occupandosi di promuoverne la conoscenza tra un pubblico non solo accademico e specialistico. Partecipa con istituzioni pubbliche e private, con enti no profit e associazioni locali a bandi regionali e comunitari.